Il cibo che ci vuole bene.

Arrivo a casa, di corsa, stanca, tesa. Ho bisogno di qualcosa che mi aiuti a rilassare. E’ ora di cena, il minestrone pronto mi aspetta nel frigo e ne sono grata.

Siamo sul divano, io e mia figlia ci stiamo raccontando i nostri pensieri, non capita spesso con gli impegni di tutti, allora stringiamo tra le mani la tazza di tisana fumante e ci godiamo il momento.

Ho voglia di rilassarmi, di qualcosa di leggero, di una serata diversa, la pizza è in forno, la birretta in frigo, scegliamo il film per questa sera.

Mi hanno dato una notizia bellissima, ho ingranato bene con il lavoro, oggi sono euforica, anzi forse anche un po’ eccitata, ho bisogno di calmarmi e credo proprio che mi scalderò un po’ di latte con poco miele, per rilassarmi prima di dormire.

Mi sveglio al mattino, una notte faticosa, ho dormito poco e le mie amiche “vampate” mi hanno fatto compagnia, non mi sembra di ingranare per nulla, fino a che non mi preparo la mia tazzona di caffè e latte di riso.

Dopo pranzo, voglio fare un lavoro al computer, ma ho bisogno di concentrarmi e di non cedere alla stanchezza del dopo pasto, il quadratino di cioccolato fondente è un’ottima gratificazione, per ripartire.

Ecco vi ho raccontato alcuni piccoli episodi della mia vita quotidiana dove il cibo è stato qualcosa di più del semplice nutrirsi, ma una ricerca istintiva e spontanea per “sentirmi meglio”.

Il cibo, del resto si sa, non è solo un mezzo per sostenerci fisicamente, ma è anche qualcosa che si carica di significati emotivi e psicologici.

Il cibo per tanti è una grande consolazione, un rifugio sicuro da cercare quando non si sa come uscire fuori da certe situazioni, un qualcosa di cui riempirsi per non lasciare nessun vuoto interiore.

E in determinate momenti può diventare un grande nemico, soprattutto se non lo si affronta con consapevolezza, cioè con quella conoscenza interiore, profonda che ci fa sentire in armonia e equilibrio con noi stessi, perché coscienti di ciò che siamo.

Essere consapevoli ci permette di scegliere quale direzione dare, cosa fare e decidere quello che ci sembra più adatto a noi, al di là di qualsiasi giudizio, stato d’animo o pensiero.

Essere consapevoli nel rapporto con il cibo significa essere in una relazione attiva con ciò che scegliamo per nutrirci.

Interrogarci, andare in profondità, osservarci.

Quando parlo di cibo con chi mi chiede consiglio per avere un’alimentazione più naturale possibile, suggerisco sempre di allenare un orecchio interiore, che ci metta in ascolto con noi stessi e ci rivela i nostri veri bisogni.

Che ci permette di conoscerci e capirci. Possiamo così scegliere cosa ci serve per appagarci, ricordandoci bene, che ciò che si mangia non ci riempie solo la pancia, ma che ha con sé molti significati simbolici.

Essere consapevoli, ci farà scegliere la via di mezzo tra l’eccesso del troppo e del troppo poco, perché ci renderà accorti e attenti. Ci permetterà di capire che stiamo cercando di placare uno stato d’animo e non una fame vera, ci segnalerà che abbiamo bisogno di nutrienti e di varietà.

Coltiviamo la nostra capacità intuitiva di comprenderci.

Ed ecco che il mondo del comfort food acquista un nuovo significato.

Non sarà più delegare ad un oggetto esterno a noi il nostro benessere, ma sarà la ricerca, anche sensoriale di qualcosa che nutrirà il senso del piacere, la ricerca del sorriso.

Scegliere cibo per dimostrare di volerci bene.

La nostra scelta culinaria diventerà un elemento di contorno che sottolinea una parte di noi e che quando mettiamo in moto tutte le risorse per affrontare qualcosa, potrà essere un piccolo sostegno.

Un modo di esprimere affetto, verso di sé e verso gli altri, che avrà il sapore della nostra infanzia o dei momenti di gioia, che ricorderà un viaggio o una vacanza o qualcosa di speciale.

Io mi ricordo ancora l’odore del legno, che mio papà bruciava per fare le caldarroste.

Il cibo come un nido, come la porta della nostra casa, come il nostro luogo preferito, che ci aiuta a stare meglio, che ci permette di celebrare, che rilassa cuore e pancia, e di conseguenza il pensiero.

Probabilmente vi chiederete perché mi sono persa in questi pensieri. Mi è successo mentre preparavo il corso dedicato alle zuppe d’autunno. Un corso che amo sempre rinnovare e provare e che è tra i più seguiti quando lo propongo.

E mi chiedevo proprio perché minestre, zuppe e vellutate entrino prima nel cuore delle persone, che nella pancia.

Forse perché nelle serate fredde e uggiose dell’inverno, alla fine di una giornata impegnativa, il calore di un piatto di minestra ci aiuta a scaldarci, a sciogliere le tensioni, ad alleggerire.

Forse perché ci ricordano qualcosa della nostra infanzia e perché le più buone sono legate a tradizioni culturali, tramandate negli anni.

Ogni paese, ogni regione ha la sua zuppa, che ci lega direttamente con odori e sapori, con le mille sfumature che rendono unico un territorio, un luogo, uno spazio.

Ogni famiglia ha la sua ricetta, la sua piccola abitudine.

Si creano alchimie di sapore e di gusti, di bellezza e di soddisfazione.

E ho pensato che quando il comfort food è un cibo che coccola veramente, senza essere una risposta compulsiva ad una situazione di disagio, allora è meraviglioso, allora è libertà e non dipendenza, allora è uno dei modi per prendersi cura di sé.

Una zuppa che mi fa illuminare gli occhi ad esempio è questa.

Vi lascio la ricetta!

VELLUTATA DI ZUCCA


350 gr di zucca
2 cipolle
foglie di basilico fresco
750 ml di acqua o brodo vegetale
30 gr di farina di riso integrale
sala marino integrale
olio evo
semi di sesamo tostato

Pulite la zucca. Io preferisco usare la zucca Hokkaido, quella con la buccia arancione.
La lavo molto bene per eliminare ogni residuo di terra, poi la lavo e la taglia. Utilizzo anche la buccia, che è commestibile ed essendo arancione, non rovino il colore finale!
Pulite e affettate le cipolle.
Dorate le cipolle in una pentola con poco olio e un pizzico di sale.
Quando saranno morbide dopo circa 10 minuti, unite la zucca, mescolate e rosolatela.
Unite il brodo e cuocere per 15 minuti.
Frullate con un frullatore ad immersione.
Sciogliete la farina in poca acqua fredda, unite alla crema e cuocere per altri 10 minuti, fino a farla addensare.
Dividete le porzioni e decorate con i semi tostati e le foglie di basilico.

Dai provatela e fatemi sapere quanto vi piace oppure raccontatemi qual è la vostra zuppa preferita.


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